In Brianza il Comune di Albiate ha deciso di ampliare il proprio istituto scolastico utilizzando tecniche innovative, basate su criteri e proposte tecnico-compositive in cui il protagonista principale è il legno.
In questo modo, attraverso la cosiddetta “tecnologia costruttiva a secco” (priva di calcestruzzi per murature e malte) la costruzione dell’edificio ha comportato tempi di realizzazione brevi e un’immediata fruibilità della struttura.
Le soluzioni distributive, architettoniche e tecniche consentono di rispondere a diversi obiettivi: la forte riduzione dei consumi energetici che permettono di porre l’edificio in classe A secondo il protocollo CasaClima; la qualità dell’aria garantita dall’impianto di ventilazione meccanica controllata; la qualità acustica e dell’illuminazione naturale interna, garantita attraverso l’utilizzo di “camini solari” (che garantiscono una corretta illuminazione evitando forti dispersioni termiche o fenomeni di abbagliamento); ed infine la costruzione di spazi e luoghi per sostenere ed alimentare le percezioni sensoriali, articolando i volumi e le relazioni tra le parti, aprendosi alla relazione con il giardino scolastico.
Il progetto, sviluppandosi unicamente al piano terra e mantenendo l’accesso attuale dalla scuola media, individua e caratterizza i principali elementi architettonici (mensa, laboratori, servizi igienici) costruendone la relazione attraverso la galleria/corridoio quale asse distributivo e progettuale ed elemento di mediazione tra gli spazi di progetto e quelli esistenti. Il percorso, oltre ad elemento funzionale e distributivo, diventa spazio di relazione con l’intorno attraverso gli scorci e le prospettive che apre volta a volta sul giardino e sulle vie circostanti.
I laboratori si affacciano a sud per meglio sfruttare, secondo la bioclimatica, il guadagno diretto e per favorire una felice continuità tra interno ed esterno, ancora a voler suggerire il proseguimento della attività didattica all’aperto.
Contatti: Studio associato Architetti Borgonovo e Viganò, piazza Gramsci 2, Milano; giovanni.borgonovo@tin.it
Manuela Stucchi
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sabato 30 agosto 2008
Figli di nessuno
Il mondo costruito è stato prima pensato e poi costruito.
L’atto propedeutico alla costruzione, il progettare viene sviluppato generalmente da un architetto, da un ingegnere o da un geometra, figure professionali investite di forti responsabilità.
Non interessa in questa sede trattare delle responsabilità oggettive del progettista, ma di quelle di cui nessuno parla, quelle di un padre che non riconosce i propri figli.
Ogni progetto ha in sé ed esprime chi lo ha creato, qualsiasi sia lo spirito che ha mosso il progettista, quindi possiamo trovarci innanzi ad un’architettura interessante, noiosa, brutta, in equilibrio, appassionata, svogliata, ecc..., tutte doti che possono rispecchiare l’autore, il suo stato d’animo e il suo modo di affrontare la delicata professione che svolge.
L’architettura è il figlio ed il progettista il padre: non ci si può sottrarre al riconoscimento, in quanto sarebbe come vergognarsi della propria prole! Bisogna assumersi la responsabilità della propria creatura.
A mio parere, all’esterno di ogni architettura, dovrebbe essere obbligatorio apporre il nome del progettista, non per “pubblicità” ma per “responsabilità”. Tutti devono sapere chi è il padre, nel bene o nel male. Anche riviste come questa che ospita i miei pensieri dovrebbe dire di chi sono i progetti delle case in vendita.
In questo modo probabilmente riusciremmo ad alzare la qualità del costruito e noi progettisti a difendere e discutere un po’ di più i progetti prima di cedere alle richieste degli immobiliaristi che a volte risultano prive di senso compositivo, nonchè banali. Spesso si pensa che un progetto banale si venda prima perché la gente vuole la banalità.
Nulla di più sbagliato! La “gente” pensa, sa riconoscere il bello, un progetto studiato e corretto per il luogo in cui sorge.
L’utente è assetato di novità e noi progettisti abbiamo l’obbligo di educare al bello, al nuovo, all’evoluto ma per prima cosa non dobbiamo mai perdere la stimolo della ricerca, dello studio e della scoperta, unica strada per essere sempre fieri dei nostri figli.
L’architetto Francesco Claudio Dolce
Francesco Claudio Dolce è docente presso il Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura e Società, (Tecnologie per l'igiene edilizia e ambientale - Tecnologia dell'architettura).
Libero professionista, Studio Associato d'Architettura i3D (www.itredi.com) a Milano.
Da sempre alla ricerca di innovative soluzioni architettoniche atte a garantire un efficace risparmio energetico nel campo dell’edilizia civile, l'architetto Dolce ha curato diverse progettazioni di edifici certificati, tra cui recentemente il primo edificio plurifamiliare certificato A da CasaClima a Milano.
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L’atto propedeutico alla costruzione, il progettare viene sviluppato generalmente da un architetto, da un ingegnere o da un geometra, figure professionali investite di forti responsabilità.
Non interessa in questa sede trattare delle responsabilità oggettive del progettista, ma di quelle di cui nessuno parla, quelle di un padre che non riconosce i propri figli.
Ogni progetto ha in sé ed esprime chi lo ha creato, qualsiasi sia lo spirito che ha mosso il progettista, quindi possiamo trovarci innanzi ad un’architettura interessante, noiosa, brutta, in equilibrio, appassionata, svogliata, ecc..., tutte doti che possono rispecchiare l’autore, il suo stato d’animo e il suo modo di affrontare la delicata professione che svolge.
L’architettura è il figlio ed il progettista il padre: non ci si può sottrarre al riconoscimento, in quanto sarebbe come vergognarsi della propria prole! Bisogna assumersi la responsabilità della propria creatura.
A mio parere, all’esterno di ogni architettura, dovrebbe essere obbligatorio apporre il nome del progettista, non per “pubblicità” ma per “responsabilità”. Tutti devono sapere chi è il padre, nel bene o nel male. Anche riviste come questa che ospita i miei pensieri dovrebbe dire di chi sono i progetti delle case in vendita.
In questo modo probabilmente riusciremmo ad alzare la qualità del costruito e noi progettisti a difendere e discutere un po’ di più i progetti prima di cedere alle richieste degli immobiliaristi che a volte risultano prive di senso compositivo, nonchè banali. Spesso si pensa che un progetto banale si venda prima perché la gente vuole la banalità.
Nulla di più sbagliato! La “gente” pensa, sa riconoscere il bello, un progetto studiato e corretto per il luogo in cui sorge.
L’utente è assetato di novità e noi progettisti abbiamo l’obbligo di educare al bello, al nuovo, all’evoluto ma per prima cosa non dobbiamo mai perdere la stimolo della ricerca, dello studio e della scoperta, unica strada per essere sempre fieri dei nostri figli.
L’architetto Francesco Claudio Dolce
Francesco Claudio Dolce è docente presso il Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura e Società, (Tecnologie per l'igiene edilizia e ambientale - Tecnologia dell'architettura).
Libero professionista, Studio Associato d'Architettura i3D (www.itredi.com) a Milano.
Da sempre alla ricerca di innovative soluzioni architettoniche atte a garantire un efficace risparmio energetico nel campo dell’edilizia civile, l'architetto Dolce ha curato diverse progettazioni di edifici certificati, tra cui recentemente il primo edificio plurifamiliare certificato A da CasaClima a Milano.
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mercoledì 27 agosto 2008
Perché preferisco il sole?
Perché scegliere il sole come proprio partner per scaldarsi nel periodo invernale?
Oppure perché utilizzare l’energia geotermica immagazzinata nel sottosuolo ed averne dei vantaggi economici?
Perché non produrre assolutamente alcuna emissione nell’atmosfera ed avere comunque il comfort richiesto?
Queste domande ci fanno riflettere visto che gli scenari che ci vengono proposti per l’immediato futuro sia per gli approvvigionamenti energetici e sia per il costo che ha raggiunto un barile di petrolio sembrano quanto meno catastrofici per il primo ed in continuo rialzo per il secondo.
La risposta concreta a queste domande possono essere le energie rinnovabili come il sole, l’acqua, il vento e la terra.
Mai come in quest’ultimo decennio è cresciuta l’esigenza ed il senso etico di diminuire gli sprechi e ridurre i consumi di energia.
Sistemi innovativi ed all’avanguardia, uniti a scelte imprenditoriali di costruttori e progettisti evoluti permettono di proporre su vasta scala "edifici intelligenti” che consumano pochissimo e non inquinano producendo effetti che assicurano una migliore vivibilità all’interno degli alloggi.
Il contribuire allo sviluppo sostenibile costruendo e progettando edifici che aiutano a non aumentare il surriscaldamento del pianeta provocato dalle emissioni di Co2, che riducono fortemente i consumi di gas metano, di H2O potabile e di energia elettrica, ci sembrano la strada migliore da seguire, compatibile sia come dimensione economica, sociale e ambientale.
Oggi decidere di abitare in un edificio evoluto, certificato per un’alta efficienza energetica, funzionante con energie rinnovabili, non è solo una scelta intelligente ma è un dovere che dobbiamo a noi stessi ad alle future generazioni.
IL TERMOTECNICO GIANLUIGI AURELIO AMBROSINI
Libero professionista, Società di Progettazione: AB Project S.r.l. La ricerca maturata nei primi anni della sua professione presso un laboratorio di sperimentazioni macchine di un importante società nel settore della climatizzazione e l’esperienza progettuale ottenuta a capo della Thecnical Engineering Export Department, operante in vari Paesi europei, hanno permesso di costituire con l’attuale suo socio la società di progettazione AB Project S.r.l. in cui un gruppo di professionisti progettano e promuovono soluzioni tecnologiche innovative nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Oggi impegnati nella progettazione impiantistica di diversi edifici in classe energetica A CasaClima/Cened in tutta la Lombardia.
AB Project S.r.l. via Bosco Frati 5A, Dalmine (Bg) 035.373239
info@abprojectsrl.it
www.abprojectsrl.it
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Ristrutturare l'esistente vincolato
Da una prima analisi morfo-tipologica emerge la contrapposizione tra il fronte edificato in cui si trova il n°59 di Via Pelizza da Volpedo (Milano-zona Fiera) e quello ad esso prospiciente - disomogeneo l’uno ed omogeneo l’altro - e di come una “costante” di questo quartiere residenziale sia la presenza, alle spalle delle abitazioni, di giardini di proprietà.
Esternamente il “progetto”, nel rispetto del vincolo, si rapporta con il contesto.
Le nuove cornici in cemento decorativo e le nuove aperture non modificano le misure e le proporzioni già presenti della cortina edilizia; l’altezza del colmo non viene toccata.
Il semplice linguaggio architettonico e la continuità materica confermano la volontà di non interrompere le relazioni tra elementi storico-culturali consolidati: “la volonta’ di porsi in analogia morfo-tipologica con il costruito consolidato”.
Il colore dell’intonaco riprende quello presente nell’edificio immediatamente adiacente. I parapetti dei balconi in ferro sagomato reinterpretano, con la loro forma leggermente curva, le colonnine in cemento decorativo dei parapetti dei balconi adiacenti. All’interno l’immobile esistente si sviluppa su due livelli fuori terra più un piano interrato ed un sottotetto senza permanenza di persone.
L’intervento di ristrutturazione edilizia ha portato ad una ridistribuzione funzionale dei vari piani con la creazione di quattro nuovi appartamenti.
Il piano interrato, con destinazione cantina e lavanderia, verrà collegato, attraverso una scala interna, al piano terra.
Il piano sottotetto verrà reso abitabile con l’apertura di velux e di un abbaino rivestito in rame (verso il giardino), che si rapportano con le aperture presenti allineandosi con le stesse e riprendendone le dimensioni.
Elemento rilevante ai fini del risparmio energetico il cappotto perimetrale interno che ha permesso l’isolamento di tutte le unità abitative senza andare ad intaccare l’involucro esterno.
Il giardino è oggetto di un progetto del verde firmato dall’Arch. paesaggista Paolo Villa, dello Studio AG&P Architettura dei giardini e del paesaggio.
Progetto firmato dall’Arch. Giorgio Carizzoni,
Studio Associato d’Architettura I3D
www.itredi.com
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