mercoledì 14 aprile 2010
Daniel Libeskind: le architetture come lo stradivari, funzionali e belle da vedere
Entro il 2015, anno di per sè importante per l'appuntamento di Expo 2015, sarà l'anno in cui - salvo ritardi dell'ultim'ora - sarà completato il progetto di City Life, Milano. Uno dei palazzi, il Curvo, così come il Museo d'Arte Contemporanea ed alcune torri residenziali, sono a firma di Daniel Libeskind. Questo progetto di riqualificazione dell'ex area della fiera di Milano, essendo di grande rilevanza per la città, non ha risparmiato polemiche - esiste un comitato il cui portavoce è Rolando Mastrodonato - e botta e risposta spesso crudi.
Silvio Berlusconi si è pure preso del fascista per il mancato apprezzamento degli interventi curvilinei (torri sbilenche e storte) dell'architetto di Ground Zero - perché nella visione del regime, tutto ciò che non era dritto veniva considerato una forma espressiva d'arte perversa - appellativo non solo rientrato nei ranghi, ma trasformatosi in caloroso apprezzamento per l'interesse mostrato dal Premier per la città capoluogo Lombardo.
Ma il curvo verrà raddrizzato o no? Salvatore Ligresti dice sì, Libeskind dice nì.
La realizzazione della torre a vela certamente comporta una serie di costi aggiuntivi, vero è anche che la sua destinazione è quella di Hotel a 5 stelle e residenze di lusso, superando la prima valutazione a vocazione uffici. Il nì dell'architetto significa piccoli e impercettibili ritocchi che molto spesso si rendono di per sé necessari in qualunque intervento, che in questo caso non ne modificheranno affatto l'aspetto generale. Il complesso di City Life trasformerà la Cenerentola Milano - così definita dal Finanacial Times lo scorso aprile 2009 - in regina, afferma Libeskind, che ha vissuto a Milano per un periodo e che pare abbia da poco acquistato un appartamento in città.
Le firme congiunte di grandi archistar del calibro di Zaha Adid e Arata Isozaki lasceranno indubbiamente un segno riconoscibile nella città: Isozaki firma la torre che riporterà a Milano il primato del grattacielo più alto d'Italia, 220 metri, (dopo il Pirellone si è passati alla Torre Telecom Italia a Napoli, nel cluster Centro Direzionale), Zaha Adid firma la torre ritorta, Libeskind firma la vela.
Perché progetta così? È l’arte dell’architettura, questa la risposta che dà ad HOUSE, LIVINGANDBUSINESS nel corso di un'intervista che ci porta ad indagare nella poetica dell'archistar.
Qual è il rapporto tra bellezza e funzionalità? Oppure: Le sue opere però sono accusate di essere tutte uguali, cosa risponde alle critiche? Sono queste le domande che gli abbiamo rivolto perché, dopo le polemiche, non può che esserci approfondimento.
E le risposte danno una chiave di lettura per capire cosa guida la mente e la mano dell'architetto.
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