martedì 20 aprile 2010

La voce critica di Eddyburg: L'Italia è un paese di commedianti



di Daniela Paola Aglione

Principio di responsabilità. E Felicità. Possono coesistere? Architettura e urbanistica, convivono? Le domande, apparentemente banali nella risposta, obbligano a guardarsi attorno prima di rispondere. Responsabilità felice dovrebbe tradursi in rispetto, come anche il dialogo tra architettura ed urbanistica. Rispetto per le persone, per l'ambiente, per le vocazioni del territorio che non possono essere decise solamente sulla base di principi utilitarsitici di un gruppo ristretto di persone, i "prendi" del film Instinct del 1999 con Anthony Hopkins.
Occorre in primo luogo - il vulnus del pensiero di Salzano - che la pianificazione territoriale e urbana diventi il metodo ge­nerale che la pubblica amministrazione adotti, a tutti i livelli (comunale, provinciale e me­tropolitano, regionale, nazionale) per decidere quantità, qualità e localizzazione degli in­terventi sul territorio, secondo procedure trasparenti.
Utopia? No, pensiero di Edoardo Salzano che non ammette l’esistenza di interessi privati nei processi di edificazione e di sviluppo urbano. Il rischio è di trasformare il cittadino in cliente, le città moderne sono "minacciate" da processi conflittuali contrapposti ad interessi privati. E poi c'è la natura, l'ambiente naturale, da un lato minacciato dalle intraprendenze di affaristi senza senso del futuro, dall'altro semitutelata da privati che hanno denaro a sufficianza da potersi permettere un'oasi privata, tutti i problemi restano fuori. L'architettura e l'urbanistica, secondo Salzano, sono espressione della committenza.

Ma chi è Edoardo Salzano, è un uomo che pensa il mestiere dell’urbanista come quello del diplomatico, non ammette l’esistenza di interessi privati. Ha un’idea precisa: la città, le decisioni sulle trasformazioni territoriali vanno sottoposte a processi decisionali pubblici. La stessa idea della pianificazione urbanistica è evaporata. Se l’am­biente continua a essere propizio al maturare di una nuova Tangentopoli e al suo rapido diffondersi, artificial­mente costruito mediante la delegittimazione dell’urbanistica, lo svuotamento della pianifi­cazione e la demolizione delle leggi della politica fondiaria.

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